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Olimpo village
Stagno e Ninfea, Due giovani Dei dell’Olimpo, decidono di sposarsi e affidano i preparativi del banchetto nuziale ai loro amici Apollo, Dioniso e Mercurio ma quest’ultimo è scomparso da circa “tre lune” dalla divina dimora e se non ritornerà in tempo non parteciperà alla festa che “renderà muti e sordi gli uomini per un intero giorno e che propagherà nel cosmo suoni tanto potenti da essere uditi anche dal più isolato degli eremiti”. Nessuno degli amici, però, ha avuto la premura di avvertire i due innamorati dell’esistenza di una legge che Giunone ha appena promulgato: “Nessun Dio fuor che Giunone e Zeus avrà l’onor di sposar suoi pari; esilio sulla terra la pena, non come essere vivente ma quale cosa inanimata”, nessuno ha il coraggio, forse, di stroncare la felicità di Stagno e Ninfea comunicando loro che verranno trasformati in oggetti privi di vita, scacciati dall’Olimpo e scagliati sulla terra. Solo Destino e lo scomparso Mercurio possono cercare di opporsi alla ‘Regina’ degli Dei ma Giunone è infuriata e decisa per la punizione ma non sa ancora che… In una commedia in cui la cosmogonia greca e latina si fondono in una ‘Corte de’ Miracoli’ olimpica prende vita una micro-società divina che si fa metafora di una macro-esistenza umana generatrice di molti vizi e poche virtù, una società in cui beghe famigliari, amore, brama di potere, ed egoismo fanno dubitare gli Dei della loro immutabile immortalità facendoli vacillare e avvicinandoli agli istinti animaleschi: alle umane necessità. “Dagli uomini veniamo e sugli uomini regnamo… solo mezze verità sono nelle nostre mani generate da (umane) menti imperfette… …non più esempio di perfezione: nostro il passato ed il futuro, senza essenza, morte e vita.” Gaetano Lembo |